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di Maximilian Cellino

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4 MARZO 2009

"Volevo informarla che dopo un mese di pressioni con il direttore della mia banca, e successivamente con i capiarea, la clausola che impediva al tasso del mio mutuo di scendere sotto una certa soglia è stata annullata". Il messaggio di Tommaso, un lettore che già in precedenza aveva segnalato a Mutui24 l'anomalia gravante sul suo mutuo a tasso variabile, apre uno spiraglio per tutti coloro che sono incappati nel cosiddetto "floor", quel meccanismo che appunto fissa una sorta di pavimento al di sotto del quale l'interesse applicato al prestito non può mai scendere nel corso del piano di ammortamento pluriennale.
Una clausola, va detto, che a suo tempo il mutuatario ha sottoscritto e che secondo gli esperti non sembra da ritenersi vessatoria purché sia indicata in modo chiaro e comprensibile come previsto dall'art. 34 del Codice del consumo. Emerge all'attenzione probabilmente soltanto adesso che i parametri di riferimento (gli Euribor) sono ai minimi storici, visto che la scadenza a un mese del tasso interbancario è scesa all'1,5%, anticipando già il taglio di 50 punti base del costo del denaro che la Banca centrale europea deciderà presumibilmente domani. Se a questo valore si aggiungesse per esempio uno spread dell'1% si arriverebbe al 2,5%, ma l'uso del condizionale è d'obbligo perché non pochi risparmiatori nel frattempo hanno appunto scoperto che per contratto non si possono vedere addebitare interessi inferiori a un valore ben definito (e che a volte sale anche fino al 4%).
La banca non è di per sé tenuta a eliminare il vincolo, che è stato sottoscritto e approvato dal cliente, ma la testimonianza del lettore dimostra che recandosi al proprio sportello si può anche riuscire a risolvere la situazione a proprio favore. Il caso, del resto, non è isolato: altri lettori hanno segnalato che la banca ha proposto di inserire, oltre al "floor", anche il "cap", il limite al rialzo che l'interesse non può oltrepassare: non sarà la soluzione sperata, ma è pur sempre qualcosa. Certo, gran parte del successo della mediazione dipende dalla perseveranza e dal potere contrattuale che il cliente è in grado di esercitare. Non esiste certezza di portare a casa il risultato, ma tentare non nuoce.

4 MARZO 2009
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